Situato all’estremità settentrionale del Mar Adriatico sul fiume Natisone, il sito comprende l’area archeologica e la Basilica patriarcale di Aquileia.
La città romana, risalente al 181 a. C., divenne una delle città più grandi e più ricche del primo Impero Romano fino a quando fu saccheggiata e distrutta nel 452 dagli Unni guidati da Attila.
La città fu un importante centro commerciale, un nodo di collegamento tra il Mediterraneo e l’Europa centrale. La ricchezza e il ruolo di Aquileia nell’ambito dell’impero si riflettevano nei suoi magnifici edifici pubblici e nelle residenze private, di molte delle quali i conservano i resti.
L’area archeologica, estesa per 155 ettari, comprende parte del foro romano con l’annessa basilica, i mercati tardoantichi, un edificio termale e due lussuosi complessi residenziali.
I resti più sorprendenti della città romana sono quelli relativi al porto fluviale, una lunga serie di magazzini e banchine che si estendono lungo la riva del fiume. Tali strutture furono inglobate dalle mura del IV sec. d.C. di cui si possono ancora ammirare ampi tratti.
La gran parte della città di Aquileia si conserva non ancora scavata nel sottosuolo e questo la rende una riserva archeologica unica nel suo genere.
La Basilica patriarcale è un edificio di notevole importanza, il cui mosaico pavimentale costituisce una eccezionale opera d’arte, riferibile alla chiesa del vescovo Teodoro costruita all’inizio del IV secolo e ricostruita tra l’XI e il XIV secolo secondo lo stile romanico e gotico.
Essa svolse un ruolo chiave nell’evangelizzazione di una vasta regione dell’Europa centrale. Divenne la sede di un Patriarcato che sopravvisse fino al 1751.